RUBRICA
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Intervista a Maria Cristina Maresi dell'Agriturismo "Le Occare"
L’occasione del Carnevale Rinascimentale mi ha portata a ripercorrere momenti importanti della nostra storia e a considerare ancora una volta quanto sia incredibilmente integrato al nostro presente e … futuro.
1/01/1501 In occasione delle nozze di Alfonso I d’Este e Lucrezia Borgia fu dato l’ordine di catturare tutti gli storioni presenti nel Delta del Po.
13-14-15/02/2015 Durante il Carnevale Rinascimentale nell’ambito della iniziativa “La Contrada del Gusto” in Via Coperta ho scoperto degustazioni offerte dall’Agriturismo “Le Occare” a base di caviale di Storione.
Domanda successiva: ma come è arrivata sino a noi? Ed è per rispondere a questa domanda che sono andata a trovare Maria Cristina Maresi.
Cristina Maresi assieme al marito Gianni mi accolgono nella loro casa trasformata nell’Agriturismo “Le Occare” (che vuol dire sminuzzare il terreno).
Con orgoglio la signora Maresi mi mostra il libro del Cristofaro da Messisbugo in cui compare la ricetta originale del caviale e mi illustra quelle che sono le particolarità di tale pietanza: la prima è la sua cottura. Nel Cinquecento il problema era la conservazione dei cibi, allora l’idea di cucinarlo. La seconda è che tale ricetta fu sempre tramandata all’interno della comunità ebraica.
Infatti nel 1930 ritroviamo il caviale di Storione nella rosticceria di Via Mazzini, attaccata alla sinagoga, di proprietà della “Nuta”. Giorgio Bassani nel suo libro “ Il giardino dei Finzi – Contini” la menziona e fa offrire da Micola ai suoi compagni di gioco panini imburrati con caviale di Storione a bordo campo. Durante il racconto Cristina Maresi mi mostra fotografie del negozio e nella vetrina appare la scritta “Caviale di Storione”.
A causa delle leggi razziali il negozio non rimase aperto per molto; fu rilevato nel 1940 dal garzone di bottega, un certo Adolfo Bianconi, che proseguì la tradizione della ricetta del caviale assieme alla moglie Matilde Bianconi fino al 1972 quando fu chiuso definitivamente.
La signora Maresi durante il racconto nomina un certo notaio Brighenti che viveva lungo Corso Ercole I d’Este, un personaggio che diventa inaspettatamente assai importante per la nostra storia. Grande estimatore del caviale di Storione aveva preso precisi accordi con la signora Bianconi: il notaio avrebbe provveduto all’acquisto della placenta e delle uova (a tale scopo inviava la sua cuoca Giuseppina) mentre la Bianconi le avrebbe cucinate.
Brighenti però voleva a tutti costi che fosse la sua cuoca Giuseppina a preparargli il caviale. Lei però non sapeva da che parte cominciare e nonostante gli sforzi e la sua buona volontà non riuscì a replicare la ricetta. Il notaio non si arrese e grazie alle sue conoscenze all’interno della comunità ebraica non solo italiana, riuscì a ritrovare la ricetta presso la comunità ebraica di New York.
La domanda sorge spontanea: Cristina Maresi che ruolo ha in tutto questo? Giuseppina, cuoca del notaio Brighenti non è altro che la sua maestra di cucina che le propose di provare a riprodurre la ricetta. Cristina iniziò così a cercare tra gli allevamenti di Storione perché il grosso problema da superare è che per deporre le uova uno Storione impiega 15 anni!.
Cristina era anche timorosa perché gli Storioni di allevamento sono di qualità ben diversa rispetto a quelli reperiti direttamente dal Po, ma il risultato fu sorprendente: il caviale a detta della Giuseppina era ancor meglio di quello cucinato una volta!.
Attualmente gli Storioni vengono allevati in una risorgiva nelle vicinanze dello stabilimento di imbottigliamento dell’acqua San Benedetto, un allevamento chiamato “gli Storioni del Sile” (vicino a Treviso). La giornata si è conclusa dopo aver fatto un tour turistico nell’agriturismo con naturalmente, un assaggio finale di caviale accompagnato da un buonissimo rosato. Infatti questa prelibatezza, riproposta dall’agriturismo da soli cinque anni, va accompagnata preferibilmente (ma non esclusivamente) da questo vino per non mascherare quel gusto dolce e cremoso proprio del caviale denominato anche “marmellata nera”. Durante il tour Cristina Maresi, comprensibilmente orgogliosa di essere l’unica ad aver riproposto tale ricetta nel mondo, mi mostra una targa: il riconoscimento ottenuto nel Dicembre dello scorso anno dalla Camera di Commercio come Impresa Femminile Innovatrice.
Elisa Anastasi